Se è vero che le situazioni umane non accadono che una sola volta, sembra essere altrettanto certo che nella storia degli uomini si possono individuare analogie di situazioni, i famosi ricorsi storici, secondo la teoria di Giambattista Vico, al quale bisognerebbe assegnare un Premio Nobel (alla memoria).
Vi pare che la situazione mondiale del 2002 sia un ricorso di quella dell’anno 30, cioè di quando un uomo chiamato Jesus percorreva a piedi, per il lungo e per il largo, i territori di Giudea, di Samaria e di Galilea, ecc. ecc.?
C’era allora un despota che imperava da Roma sulle parti del mondo da cui si poteva trarre moneta o altri beni in natura: si chiamava “Cesare”. C’è oggi un imperatore che fa il bello e il cattivo tempo sul mondo che ha qualcosa di interessante da offrire?
Certamente: si chiama Bush e risiede a Washington, di là dal mare.
Vi erano allora dei popoli “barbari” ai confini dell’impero contro i quali, di volta in volta, s’indirizzava l’ira e l’esercito dei Cesari?
Certamente: si chiamavano Germani, Celti, Dacii, e via di seguito.
Vi sono oggi dei popoli “indocili” verso cui si scaglia l’ira dei Bush?
Certamente sì: formano l’Impero del Male che comprende Iraniani, Iracheni, Afgani, Somali, Sudanesi, Cubani, ecc. ecc.
C’era allora un’area nel Vicino Oriente i cui sudditi erano particolarmente “indocili”?
Certamente: si chiamava Palestina, nome che conserva ancora oggi quella zona di preoccupazione per l’imperatore del mondo.
Forzando con la fantasia, ma anche senza affaticarla troppo, non vi pare che il Ponzio Pilato di allora, cioè il prefetto dell’imperatore nella regione, si chiami oggi Sharon?
Sharon ha in mano l’esercito e la legge del più forte è dalla sua parte: la esercita senza infingimenti, in dispregio alle opinioni dei filosofi e dei poeti dell’amore universale. Ad ogni offesa fa seguire una rappresaglia, con la logica dell’ “occhio per occhio” o anche “occhio per due occhi” o ancora “dente per dieci denti”, come tristemente noto anche in Italia negli anni Quaranta, in una situazione di oppressione e di occupazione.
Anna e Caifa insieme, i sommi sacerdoti del formalismo e dell’ipocrisia, sono rappresentati insieme, a me sembra, da un unico soggetto: quell’ Yasser Arafat, che celebra solamente i riti dei defunti e non riesce ad alzare gli occhi verso il cielo.
Vi siete chiesti cosa succederebbe se un uomo di nome Jesus percorresse un’altra volta le strade della Palestina?
– Maestro, – gli chiederebbe un accolito di al-Fatah – tu parli di amore e di perdono. Ma quante volte devo perdonare il mio vicino ebreo, prima di fargli pagare con la vita gli errori dei suoi capi? Una volta? Tre volte forse?
E quando questo nuovo Jesus avesse fatto a pezzi le scellerate logiche del terrorismo dei suoi conterranei (credo in verità che Jesus oggi nascerebbe non ebreo, ma palestinese), qualcuno avrebbe fiutato quale pericolo le parole eterne del Vangelo rappresentassero per il suo potere e si sarebbe affrettato ad accusarlo di tradimento dei suoi fratelli palestinesi e, per questo, meritevole di morte.
Ma poiché i tribunali di Arafat-Anna-e-Caifa non potrebbero condannare a morte un palestinese (non sarebbe oggi politicamente corretto e infatti le rare condanne del terrorismo non solo sono lievi e solamente verbali, ma anche estorte), non sarebbe rimasto altro da fare che lasciare il lavoro sporco agli Sharon-Ponzio Pilato: con l’astuzia, avrebbero accusato il nuovo Jesus non di tradimento dei Palestinesi (e di bestemmia), ma di atti terroristici contro il potere costituito di Sharon (e di essersi proclamato re).
Pilato-Sharon, che appartiene alla schiera dei condottieri che pensano positivo, come il generale Custer per il quale un indiano buono era un indiano morto, e dunque un palestinese buono è un palestinese quando è morto, quanto avrebbe impiegato ad emettere una sentenza capitale?
E cos’avrebbe fatto scrivere nella sentenza?
Al posto di INRI, un JPTE (Jesus Palestinensis Terror Ebreorum)?
Mio caro e buono e serafico Jesus, inconcepibile traditore e antitetico kamikaze, tu che offri la tua vita per salvare la vita degli altri e non per dare la morte, poeta del sublime amore e del mistero, … se non hai ancora deciso, lascia che passi lontano da te almeno questo calice!
Ma non lasciarti indurre in tentazione da me, che sono un peccatore.
(Si comprende come sia una riflessione di una decina d'anni or sono, ma trova la sua dimensione in ogni tempo)
(Si comprende come sia una riflessione di una decina d'anni or sono, ma trova la sua dimensione in ogni tempo)
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